giovedì 19 febbraio 2009

Sa ponidùra

"Candho ndh'est essidu de presone at fatu sa ponidùra: l'an regaladu chentughimbanta arveghes sos custrintos e sos amicos de su malassortau essin a dimandhare sa ponidùra o pedulìa e totu sa bidha est pronta a dare."

La ponitura era una specie di questua di bestiame fatta da chi intendeva crearsi una posizione, migliorare la sua condizione o rifarsi del perduto per spese processuali o per dissesti finanziari.

Prima di aggirarsi per le cussorgie, in cui si intendeva far la ponitura, il questuante ne dava avviso agli amici, o meglio all'amico presente in ogni cussorgia, presso il quale era solito recarsi, indicando a ciascuno il giorno della visita.

Veniva predisposto in tal senso un preciso percorso dei luoghi da visitare e il tempo da dedicare a ciascun luogo, a seconda dell'estensione degli stazzi in qui questuare.
L'amico della cussorgia, primo fra tutti a dare al questuante il capo di bestiame desiderato, lo accompagnava, insieme ai suoi parenti più stretti, ai diversi stazzi dove dopo aver mangiato, esponeva il motivo della sua venuta, pregando caldamente il padrone di casa a voler accondiscendere al desiderio del questuante, dandogli la più bella pecora, capra o giovenca della sua mandra.

Se quest'ultimo accettava, si mostrava felice di poter contribuire a formare o risollevare le sorti del questuante. In caso contrario, dispiaciuto di non poterlo aiutare, lo informava del motivo di tale decisione.

Il bestiame questuato in ciascuna cussorgia veniva lasciato custodia all'amico della cussorgia, e veniva ritirato dal questuante una volta terminata la ponitura per essere portato al proprio stazzo o al luogo prefissato per tenerlo a pastura.
La questua si faceva separatamente, o di capre, o di pecore o di vacche, che non avessero ancora figliato. Il questuante era obbligato restituire il capo donatogli nel caso in cui il donatore fosse passato a sua volta per la ponitura.

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