I Dogon sono una delle oltre venti etnie che abitano la parte orientale del Mali, al confine Nord Ovest del Burkina Faso. E’ una popolazione di circa 300.000 persone che risiede in piccoli villaggi al di là della pianura alluvionale del complesso fluviale Niger-Bani, disseminati ai piedi ed alla sommità della falesia di Bandiagara, una parete rocciosa dell’altezza media di 400 metri che attraversa il Sahel per oltre 200 chilometri a sud di Timbuctù.
L’altopiano s’interrompe a strapiombo sulla pianura di Séno-Gondo, con una parete rocciosa orientata verso Nord-est fino a Douentza e verso est fino a Hombori. Questo territorio è sotto la protezione dell’UNESCO, che lo ha dichiarato “patrimonio dell’umanità” per la sua rilevanza naturale e culturale. Stabilire con certezza l’origine di questa popolazione non è cosa facile.
Secondo le teorie antropologiche più accreditate, i Dogon sarebbero i discendenti di un’antica popolazione di nomadi originari del Mandé, da cui fuggirono attorno al X secolo probabilmente per sfuggire alle spinte espansionistiche dei grandi imperi islamici medievali costituitisi sulle sponde del Niger e per salvare, così, la loro identità culturale e religiosa.
Dal punto di vista etnologico, i Dogon non sono poi molto diversi dai popoli con i quali confinano. I villaggi Dogon si sviluppano in basso, ai piedi della roccia. Sono costituiti da un insieme di casupole raggruppate lungo esili strade di terra. Le case sono costruite con una mistura di fango, sterco e paglia, resa più resistente da un’ossatura in legno. Più in alto stanno i granai, coperti da un caratteristico tetto di paglia a guglia.
I villaggi Dogon sono orientate da nord a sud e la sua pianta rappresenta simbolicamente il corpo umano. La testa è il togu-nà, la “casa della parola”, dove si riuniscono gli anziani per le decisioni più importanti. Il torace è rappresentato dalle case costruite e i granai.
Le mani sono rappresentate dalle case delle donne mestruale, situate ai due estremi del villaggio. In basso c'è l'altare, dalla caratteristica forma fallica. La gran parte della vita famigliare si svolge nei cortili della case. Il togu-nà l'elemento fondamentale ed il punto di riferimento della comunità. Al suo riparo vengono prese le decisioni che riguardano il villaggio.
I Dogon lo indicano come casa degli uomini poiché ad essi è riservata. Generalmente ha una pianta rettangolare e poggia su pilastri di legno o di pietra. Il tetto è formato da strati alternati di steli di miglio che contribuiscono ad isolarlo dalla calura. Ogni 10-15 anni è necessario rifare il tetto e tutto il villaggio viene coinvolto in un’attività che ha importanza quasi religiosa.
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