venerdì 6 marzo 2009

Quei giganti, colonne nel tempio del Sardus pater

Lo studio rivoluziona le certezze sulla storia nuragica della Sardegna che gli archeologi davano per acquisite: il tempio del Sardus pater indicato da Tolomeo (astrologo e astronomo greco considerato il padre della geografia) tra Neapolis e Othoca, si trovava nella penisola del Sinis.

A due passi da Tharros e non ad Antas, nelle campagne di Fluminimaggiore. Professor Massimo Pittau, ordinario di Linguistica sarda nella facoltà di Lettere dell'Università di Sassari, elabora una teoria che farà discutere: parte dallo studio dei giganti di Monti Prama e arriva alla conclusione che a due passi dalla spiaggia di Is Arutas ci fosse il tempio che i nuragici avevano dedicato a Sardon, il figlio di Ercole che occupò l'isola (che allora i greci chiamavano Ichnusa) e la ribattezzò con il suo nome.

Le statue dei giganti, secondo lo studio che Massimo Pittau ha illustrato nel libro "Il sardus pater" (casa editrice Edes di Sassari), erano sistemate all'interno del tempio di Monti Prama per reggere le travi della copertura. «Quale fosse la loro funzione lo dimostra l'altezza di due metri e mezzo e anche il fatto che fossero state realizzate con le mani sulla testa, cioè in posizione di sostegno - spiega il professor Pittau - Delle venticinque statue recuperate da un contadino di Cabras sedici rappresentano degli arcieri e altre otto dei guerrieri con lo scudo in mano».

Partendo dai reperti recuperati sempre nella zona di Monti Prama, Massimo Pittau presenta anche una ricostruzione del tempio del Sardus pater, realizzato dai nuragici per festeggiare (secondo la sua teoria) la vittoria dell'esercito sardo sui cartaginesi, intorno al 440 avanti Cristo. «A parte i ritrovamenti fatti nella zona, tutte le mie teorie si basano sulle testimonianze che ci arrivano dalla letteratura greca che parla spesso della Sardegna - sottolinea Massimo Pittau - Grazie a un autore greco abbiamo scoperto anche che il nome del capo dell'esercito cartaginese sconfitto dai sardi: si chiamava Dokimo e dopo la sconfitta era stato esiliato».

Il tempio di Monti Prama, secondo lo studioso nuorese, era stato costruito dai capi delle tribù che vivevano intorno ai trentacinque nuraghi ritrovati nella penisola del Sinis. «Non a caso l'archeologo Carlo Tronchetti ha individuato nella zona ben trentatrè tombe: appartengono ai capi dei villaggi - aggiunge Massimo Pittau - Tra l'altro, in occasione della grande vittoria sui cartaginesi, i nuragici avevano coniato una moneta, ritrovata di recente, dove era raffigurato il volto del Sardus pater».

Fonte

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non per alzare polveroni ma qui si sfocia nel ridicolo!
A parte che i nuraghi nella penisola del Sinis sono 120;
le necropoli sono molteplici;
(si vedano gli scavi Bedini-Ugas)
Non esistono strutture che lascino pensare ad un tempio attinente a quello descritto da Pittau;
La moneta del Sardes Pater è roba conosciuta in ambito archeologico da cento anni almeno...
Questi capi Tribù dovevano essere proprio insignificanti per non aver quasi per niente corredo nelle loro misere tombe!

"Quale fosse la loro funzione lo dimostra l'altezza di due metri e mezzo e anche il fatto che fossero state realizzate con le mani sulla testa, cioè in posizione di sostegno"

Figuriamoci se delle statue in calcare fragilissimo (già si hanno dei dubbi su come potessero reggersi in piedi da sole) potessero sostenere travi di un tempio...
Se solo si pensa che tutto dipende dall'iconografia che riproduce i bronzi Sardi (Pugilatore , Arciere, Guerriero e Betilo torre) ci si accorge che qui si esagera!

Sig. Pittau...le consiglio una buona lettura:
F.MALLEGNI-F.BARTOLI-C.TRONCHETTI, Gli inumati di Monte Prama: QuadCagliari, 8 (1991), pp.119-131

Gli studi scientifici sono stati fatti, difficilmente attestano ciò che dice!

Ho piacere che una settimana fà è finalmente andato a vedere Monti Prama! (forse però se ci fosse andato prima di scrivere il libro...)

Cordialmente