Ecco uno di quegli oggetti che a norma di storia non dovrebbe esistere: "La Mappa di Piri Reis". Piri Reis nacque nel 1470 a Gelibolu l'attuale Gallipoli. All'età di 14 anni s'imbarcò sulla nave dello zio Kemal Reis corsaro turco dedito a scorrerie nel Mediterraneo.
Nel 1499 Piri Reis fu nominato ammiraglio della flotta Ottomana. Come risultato dei suoi numerosi viaggi scrisse un trattatato di geografia " Kitabi Babriye", in cui riportò la dislocazione dei golfi, delle insenature, delle secche, e delle rotte in uso all'epoca nel mar Mediteranneo Egli disegnò nel 1513 su una pelle di gazzella finemente conciata una carta geografica.
E dalle note scritte dall'ammiraglio a margine del documento, sappiamo per sua ammissione, che il disegno è stato copiato da mappe più antiche (circa venti) Dove Piri Reis abbia raccolto quelle mappe sorgenti, non ci è dato di sapere.
Si può supporre che siano state portate a Costantinopoli, insieme a molti altri documenti, in un estremo tentativo di preservarli dopo la distruzione della biblioteca d'Alessandria d'Egitto causata dal terremoto e conseguente maremoto nel 390 d.C. La mappa (molto probabilmente frammento di una più grande) fu scoperta arrotolata su un polveroso scaffale nel 1929 quando si decise di fare un inventario dei reperti conservati nel Palazzo Topkapi a Costantinopoli (l'attuale Istanbul).
Solo nel 1960, un eminente studioso, Charles Hapgood, volle cercare di capire a cosa si riferisse la mappa. Senza specificare cosa fosse, ma facendola copiare dai suoi studenti e presentandola come un lavoro di quel gruppo, spedì i frammenti dei disegni alla Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti e alla Nasa, chiedendo se fosse possibile sapere a cosa si riferissero.
La prima risposta venne dalla Nasa, e fu stupefacente! Non sono carte strane, sono semplicemente la rappresentazione delle coste dell'America sull'Atlantico, delle coste Africane e della Costa della Principessa Martha della Terra della Regina Maud nell'Antartide com'era prima che fosse sepolto dai ghiacci, vale a dire dai 4000 ai 6000 anni a.C. E ancor più stupefacente, la mappa pare a volte ripresa dall'alto.
Chi aveva fatto quei disegni 4000 anni prima di Cristo? E dall'alto per giunta? La conformazione delle coste dell'Antartide sono stati rilevati sotto la crosta di ghiaccio solo nel 1949 grazie a rilievi sismografici. Inoltre nelle numerse note apportate da Piri Reis a margine, si parla di terre in cui popolazioni non civili girano nude, agghindate con penne di pappagalli di vari colori; di mostri con pellicce bianche, ed enormi serpenti.
Si possono vedere le Ande e il disegno di lama, animali sconosciuti in Europa. La scienza ufficiale fino ad allora non si era mai occupata della mappa di Piri Reis perché "scomoda". Con ricerche più approfondite si venne a sapere che l'Ammiraglio da ragazzo aveva conosciuto un marinaio catturato in una delle sue scorrerie dallo zio corsaro. Il marinaio aveva navigato con Cristoforo Colombo e raccontò come Colombo consultasse strane mappe diverse da quelle allora conosciute.
Furono queste che ritenute attendibili dal navigante genovese lo convinsero ad intraprendere il suo viaggio? Altre mappe antiche da quella di Oronzio Fineo disegnata nel 1532 all'atlante di Mercatore, riportano i confini di un mondo che all'epoca in cui questi eminenti e accreditati geografi vissero, non potevano essere conosciuti. Si suppone quindi che anche questi illustri cartografi abbiano avuto accesso a mappe molto antiche.
Anche la Carta Mondiale di Re Giacomo ci mostra il deserto del Sahara come una terra fertile con laghi e fiumi e grandi città. E la Buache World Map ci mostra come l'Antartide fosse un continene diviso in due grandi isole con un grande mare interno come si potrebbe vedere oggi se non fosse coperto da 1,5 km. di ghiaccio.
Possiamo osare pensare allora, a scanso della scienza ufficiale, che queste testimonianze scritte, insieme agli innumerevoli e misteriosi reperti archeologici che affiorano nelle foreste, nei deserti, in località distanti tra loro in tutto mondo siano la prova che noi "moderni" non siamo stati i primi nella lunga storia del nostro pianeta, ma che una grande civiltà sia esistita prima, distrutta da un enorme cataclisma che ne ha cancellato le tracce? Tutto farebbe supporre di sì perché non solo i documenti a cui abbiamo accennato ce ne danno conferma, ma se volgiamo la nostra attenzione ai miti e alle tradizioni degli innumerevoli popoli che abitano il nostro pianeta notiamo che tutti hanno un denominatore comune che preso in esame ci porterà inevitabilmente ad una visione più ampia e dilatata nel tempo
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Nel 1499 Piri Reis fu nominato ammiraglio della flotta Ottomana. Come risultato dei suoi numerosi viaggi scrisse un trattatato di geografia " Kitabi Babriye", in cui riportò la dislocazione dei golfi, delle insenature, delle secche, e delle rotte in uso all'epoca nel mar Mediteranneo Egli disegnò nel 1513 su una pelle di gazzella finemente conciata una carta geografica.
E dalle note scritte dall'ammiraglio a margine del documento, sappiamo per sua ammissione, che il disegno è stato copiato da mappe più antiche (circa venti) Dove Piri Reis abbia raccolto quelle mappe sorgenti, non ci è dato di sapere.
Si può supporre che siano state portate a Costantinopoli, insieme a molti altri documenti, in un estremo tentativo di preservarli dopo la distruzione della biblioteca d'Alessandria d'Egitto causata dal terremoto e conseguente maremoto nel 390 d.C. La mappa (molto probabilmente frammento di una più grande) fu scoperta arrotolata su un polveroso scaffale nel 1929 quando si decise di fare un inventario dei reperti conservati nel Palazzo Topkapi a Costantinopoli (l'attuale Istanbul).
Solo nel 1960, un eminente studioso, Charles Hapgood, volle cercare di capire a cosa si riferisse la mappa. Senza specificare cosa fosse, ma facendola copiare dai suoi studenti e presentandola come un lavoro di quel gruppo, spedì i frammenti dei disegni alla Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti e alla Nasa, chiedendo se fosse possibile sapere a cosa si riferissero.
La prima risposta venne dalla Nasa, e fu stupefacente! Non sono carte strane, sono semplicemente la rappresentazione delle coste dell'America sull'Atlantico, delle coste Africane e della Costa della Principessa Martha della Terra della Regina Maud nell'Antartide com'era prima che fosse sepolto dai ghiacci, vale a dire dai 4000 ai 6000 anni a.C. E ancor più stupefacente, la mappa pare a volte ripresa dall'alto.
Chi aveva fatto quei disegni 4000 anni prima di Cristo? E dall'alto per giunta? La conformazione delle coste dell'Antartide sono stati rilevati sotto la crosta di ghiaccio solo nel 1949 grazie a rilievi sismografici. Inoltre nelle numerse note apportate da Piri Reis a margine, si parla di terre in cui popolazioni non civili girano nude, agghindate con penne di pappagalli di vari colori; di mostri con pellicce bianche, ed enormi serpenti.
Si possono vedere le Ande e il disegno di lama, animali sconosciuti in Europa. La scienza ufficiale fino ad allora non si era mai occupata della mappa di Piri Reis perché "scomoda". Con ricerche più approfondite si venne a sapere che l'Ammiraglio da ragazzo aveva conosciuto un marinaio catturato in una delle sue scorrerie dallo zio corsaro. Il marinaio aveva navigato con Cristoforo Colombo e raccontò come Colombo consultasse strane mappe diverse da quelle allora conosciute.
Furono queste che ritenute attendibili dal navigante genovese lo convinsero ad intraprendere il suo viaggio? Altre mappe antiche da quella di Oronzio Fineo disegnata nel 1532 all'atlante di Mercatore, riportano i confini di un mondo che all'epoca in cui questi eminenti e accreditati geografi vissero, non potevano essere conosciuti. Si suppone quindi che anche questi illustri cartografi abbiano avuto accesso a mappe molto antiche.
Anche la Carta Mondiale di Re Giacomo ci mostra il deserto del Sahara come una terra fertile con laghi e fiumi e grandi città. E la Buache World Map ci mostra come l'Antartide fosse un continene diviso in due grandi isole con un grande mare interno come si potrebbe vedere oggi se non fosse coperto da 1,5 km. di ghiaccio.
Possiamo osare pensare allora, a scanso della scienza ufficiale, che queste testimonianze scritte, insieme agli innumerevoli e misteriosi reperti archeologici che affiorano nelle foreste, nei deserti, in località distanti tra loro in tutto mondo siano la prova che noi "moderni" non siamo stati i primi nella lunga storia del nostro pianeta, ma che una grande civiltà sia esistita prima, distrutta da un enorme cataclisma che ne ha cancellato le tracce? Tutto farebbe supporre di sì perché non solo i documenti a cui abbiamo accennato ce ne danno conferma, ma se volgiamo la nostra attenzione ai miti e alle tradizioni degli innumerevoli popoli che abitano il nostro pianeta notiamo che tutti hanno un denominatore comune che preso in esame ci porterà inevitabilmente ad una visione più ampia e dilatata nel tempo
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