Enrico Calzolari presenta in anteprima per Artepreistorica.it un suggestivo allineamento astronomico al tramonto equinoziale, formato da due megaliti di Filitosa in Corsica.
Le belle immagini parlano chiaro e rivelano un sostrato cultuale corso ancora tutto da scoprire. Filitosa è anche sede di ritrovamento intenso di statue-menhir e statue-stele, rese note dagli studi del Grosjean, datate tra 2600 e 1000 a.C., quindi parzialmente contemporanee della cosiddetta civiltà Torreana, 1600-1000.
Le belle immagini parlano chiaro e rivelano un sostrato cultuale corso ancora tutto da scoprire. Filitosa è anche sede di ritrovamento intenso di statue-menhir e statue-stele, rese note dagli studi del Grosjean, datate tra 2600 e 1000 a.C., quindi parzialmente contemporanee della cosiddetta civiltà Torreana, 1600-1000.
I paesaggi furono importanti, ma la natura degli stessi ancora di più. La topografia, il movimento degli astri, i profumi, la selvaggina, il magnetismo geologico: tutto concorreva alla nascita di un luogo sacro. I monumenti preistorici, certo, non servivano a svolgere le consuete attività quotidiane, ma ad agire ed interagire con le forze della natura presenti fra cielo, terra e sottosuolo.
I luoghi sacri - cerimoniali - erano concepiti come un tutt’uno col territorio e gli esseri viventi che vi partecipavano erano fruitori-attori. Gli sciamani lo sapevano ed operavano negli ambienti più speciali: boschi, caverne, fratture, alture, picchi, zone impervie, aree desertiche, ma non solo. Molti di questi ambienti sono scomparsi, del tutto modificati. Quelli che restano spesso passano inosservati, altri sono per noi solo magnifici paesaggi. Ma non è così semplice.
I luoghi hanno energie fisiche profonde ancora poco note, colpiscono appena l’uomo occidentale, ma ben sappiamo quanto le calamità naturali interferiscano sull’umore degli animali (forse non a caso si dice “calamità”). Ecco che i megaliti, le statue-stele, le pietre speciali, per esempio quelle coppellate, non possono essere avulse dal “luogo” che le ospita. Rischiano di diventare manufatti ancora più oscuri di quanto già non lo siano. Spesso la collocazione di un megalite o di una roccia incisa ci appare incomprensibile, ma i rapporti fra essa e quanto la circonda (o la circondava un tempo) sono essenziali per la lettura integrale di quell’impianto e per comprendere cosa l’uomo abbia voluto fare.
Le motivazioni furono molteplici ed interattive: buona osservazione degli astri, particolare ricchezza faunistica, maggiore incidenza meteorica, espansione della coscienza sensibile. (Laura Leone)
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