martedì 9 febbraio 2010

LA TECNOLOGIA DEGLI ANTICHI COSTRUTTORI DI MEGALITI


















Uno scienziato ha compreso la tecnologia perduta degli antichi costruttori di megaliti studiando le energie elettromagnetiche, le attività sismiche, i campi gravitazionali e le anomalie magnetiche presenti nei siti megalitici e nelle strutture piramidali di tutto il mondo. I test di laboratorio confermano che l'interazione tra questi siti e l'ambiente genera trasformazioni positive e significative nelle coltivazioni. Un nuovo approccio scientifico alla soluzione di un enigma millenario.

di Adriano Forgione

Intervista a John Burke

Le colline artificiali che chiamiamo mound, le piramidi di ogni epoca e civiltà, i menhir, i cromlech e in generale i monumenti megalitici del passato si ergono ancora come silenti testimonianze alla grandezza delle genti antiche. Una grandezza che non ha ancora comunicato all'uomo odierno i suoi segreti, non ha ancora svelato il come e il perché queste strutture sacre di pietra di ogni continente vennero erette in specifici luoghi appositamente scelti.

Sono numerose le voci che parlano di una perduta scienza remota, di una conoscenza applicata alle pietre che combinerebbe monumenti, campi energetici e interazione biologica con gli esseri viventi. In questo coro di voci alternative un posto di rilievo spetta ad un fisico della SUNY Stony Brook con background in scienze dell'agricoltura, John Burke che nel suo saggio Seed of Knowledge, Stone of Plenty (inedito in Italia), scritto col naturalista Kaj Halberg, svela la misteriosa tecnologia dietro questi antichi siti megalitici.

Ciò che Burke e Halberg hanno scoperto e misurato è sorprendente. Le loro scoperte di assoluto valore scientifico offrono prove solide al fatto che tutte queste strutture vennero erette per amplificare i campi elettromagnetici naturalmente presenti nei luoghi di costruzione. Dalle giungle del Guatemala a quelle amazzoniche, dal deserto africano alle verdi pianure del Wiltshire inglese la stessa scienza si sarebbe espressa attraverso la magneficenza e la grandiosità di queste strutture, non in momenti di abbondanza e prosperità ma sempre in momenti di crisi, di fame e di disperato bisogno di sopravvivenza e la loro costruzione fu seguita da lunghi periodi di abbondanza.

John Burke ha dimostrato che queste strutture erano in grado di "focalizzare" i campi energetici per migliorare i semi e i raccolti rendendoli più vigorosi, assicurando in tal modo abbondanza e prosperità alla loro civiltà. Dunque delle "macchine", non nel vero senso della parola, ma dei catalizzatori di energia che gli antichi sciamani e sacerdoti sapevano "sentire" e incrementare con questi strumenti per favorire l'elargizione di beni grazie a queste energie "divine".

Così le pietre delle piramidi, dei mound e dei megaliti divengono "convettori" di energia che dalle divinità garantivano vita al popolo. Per quanto curiosa possa sembrare Burke dimostra il tutto con la serietà e la concretezza di uno scienziato mediante test di laboratorio su semi e colture e ricreando una tecnologia che le stesse piramidi gli hanno ispirato con risultati straordinari.

Oggi Burke, frequente ospite di organizzazioni e Università intorno al mondo, presenta le sue conclusioni sul funzionamento di questo antico sapere e quella che è la realizzazione di una tecnologia ispirata da quegli stessi principi e come sia in grado, attraverso i campi elettromagnetici, di incrementare le colture. L'abbiamo incontrato recentemente. Le sue tesi, esposte nell' intervista che segue, sono affascinanti e offrono un nuovo e rivoluzionario approccio al sapere degli antenati e al mistero delle antiche strutture megalitiche.

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