martedì 28 luglio 2009

Dentro e fuori il labirinto

II Minotauro, massa bruta che Dante immaginò con testa di toro e corpo d'uomo, è a guardia del cerchio dei violenti che hanno danneggiato il prossimo.
Il Minotauro nacque da un'unione animale.
Fu relegato. Per celarlo fu ideato il labirinto. Giace nel centro.

Cos'è un labirinto?


Nel linguaggio comune il termine "labirinto'' ha sostanzialmente tre significati:
• intrico di stanze o di vie in cui è difficile orientarsi e facile perdersi;
• una situazione complicata che non si sa come superare;
• il percorso con precise caratteristiche, sia esso di pietre o di piante o una figura grafica, che questo nome connota.

Che poi con tal nome si indichino giochi specifici, trincee particolari, sistemi di gallerie e altro ancora, non cambia molto e poco aggiunge al senso che normalmente si dà alla parola che in ogni caso mantiene tre semplici e chiari significati.

Concretamente il labirinto è un percorso complicato o comunque difficile che conduce da un ingresso ad un centro. E anche questo, in realtà, sembra piuttosto banale.
E' possibile che una cosa così da millenni ci insegua o, peggio ancora, venga da noi inseguita?
A volte un solo gesto, a prima vista insignificante, dà l’avvio a una incredibile serie di eventi a catena... quel gesto, in realtà, insignificante non era.

A volte anche una figura è così.
Intanto, a guardarla bene il labirinto l’ingresso ce l’ha... ma l’uscita? E il centro perché? E gli ambagi a che servono? Siamo già in pieno intrigo.
A spiegare c'è il mito. Tutto è chiaro. E' una storia. Ma... raccomandava Plutarco "Quando sentite le favole che si narrano sugli dei, del loro vagare, dell'essere dilaniati e di altre sventure, non dovreste credere che alcuna di queste cose sia avvenuta o sia stata effettuata nel modo riferito. I popoli hanno stabilito e impiegato dei simboli, alcuni oscuri, altri più intellegibili, nell'intento di avviare la comprensione dei concetti divini."

La comprensione... non è sempre facile. Quella del labirinto, poi, di per sé stessa e alla luce del suo percorso nei secoli, è davvero complessa.
Le possibili interpretazioni del suo significato sono molteplici sia per il segno in sé, sia per la congerie di tradizioni alle quali ha dato origine nel tempo, sia per i tanti simboli ai quali è collegato.

Certo, possiamo goderci il giardino di siepi così com'è e trovarlo curioso, intrigante ed esteticamente piacevole; o limitarci ad ammirare gli antichi percorsi di pietra; o divertirci con la penna a seguire un percorso. Ma se non ci basta, bisogna tornare al passato.


Il labirinto è un segno


Labirinto graffito, rinvenuto in una Domus de Jana di Luzzanas (Sardegna).
Forse il più antico conosciuto: datazione possibile 2.500 a.C.


II labirinto - come si è visto - era strettamente connesso ai riti funebri. Danze labirintiche furono eseguire attorno al rogo di Settimio Severo e alla tomba di Giulia Drusilla, e a volte il suo segno è impresso su lapidi.


Virgilio racconta che un labirinto era disegnato sulla porta dell’Antro della Sibilla Cumana, all’ingresso dell’Ade. Il labirinto rappresenta la via del mondo degli inferi.
In India, numerosi disegni tantrici testimoniano un uso antico, ma ancora vivo in cui il labirinto viene usato per facilitare il parto.


Questo culto rituale si basa sulla corrispondenza della conformazione femminile con la forma labirintica e quindi sulla necessità di insegnare al bambino come oltrepassare i sette scomparti nelle viscere materne e arrivare all’uscita. Tale funzione legata alla nascita è diffusa anche in Arizona e nel Nuovo Messico.


Il percorso dall’ingresso al centro è dunque un viaggio verso la morte.
Quello inverso è invece un viaggio verso la vita.
Il labirinto, come mostrano i culti più antichi, è in realtà la raffigurazione grafica del ciclo vitale; è immagine del mondo soprannaturale e infero ove sono celati misteri e verità superiori. Un mondo verso il quale necessariamente ci s'incammina.

Il labirinto è un pellegrinaggio


Labirinto di Sneiton

I labirinti incisi sui pavimenti delle cattedrali erano ad un tempo le sigle delle confraternite iniziatiche dei costruttori e il sostituto dei pellegrinaggi in Terra Santa. E' per questo che talvolta si trova al loro centro l'architetto stesso (colui che era arrivato al centro) o il Tempio di Gerusalemme (simbolo del centro).


Il labirinto è un viaggio verso il sacro



"Nella preistoria la caverna, molte volte assimilata a un labirinto o trasformata ritualmente in un labirinto, era contemporaneamente il teatro delle iniziazioni e il luogo in cui si seppellivano i morti. A sua volta il labirinto era equiparato al corpo della Terra Madre. Penetrare in un labirinto - o in una caverna - equivaleva ad un ritorno mistico alla Madre."
(Mircea Eliade, L'épreuve du labyrinthe, Paris, 1978)


Il labirinto è un viaggio verso il centro



"Un labirinto è la difesa a volte magica di un centro, di una ricchezza, di un significato. Penetrare in esso può essere un rituale iniziatico, come si vede grazie al mito di Teseo. Questo simbolismo costituisce il modello di qualsiasi esistenza la quale, attraverso una quantità di prove avanza verso il proprio centro, verso se stessa."
(Mircea Eliade, L'épreuve du labyrinthe, Paris, 1978)

II labirinto conduce all'interno di se stessi, verso i recessi in cui si nasconde la parte più misteriosa dell'uomo. E' un viaggio tortuoso, disorientante e ingannevole che porta davanti a uno specchio impietoso. E' qui che si decide il ritorno. La trasformazione dell'io che si opera nel centro del labirinto e che si afferma alla fine del viaggio di ritorno che dal buio riporta alla luce, contrassegna "la vittoria dello spirituale sul materiale e nello stesso tempo dell'eterno sul caduco, dell'intelligenza sull'istinto, del sapere sulla conoscenza cieca".
Dentro il labirinto si attua una discesa ad inferos - dall'ingresso al centro - ed una rinascita/uscita.

Entrarvi può fare paura, ma è facile. Tutti possono farlo.
Diffìcile è tornare fuori. A Teseo il filo non servì per addentrarsi, ma per recuperare l'uscita.
Il labirinto è un percorso che offre a chiunque un ingresso, ma permette un'uscita a qualcuno soltanto.

Teseo ci riuscì con il filo di Arianna, Dedalo con le ali. Molti furono quelli che nel labirinto morirono.
Il labirinto è in realtà una terribile trappola. Per questo veniva usato come segno protettivo. Per attirare e catturare il nemico, visibile o invisibile che fosse.

Questo viaggio misterioso entro un percorso segreto, inesorabilmente preordinato, è tuttavia ineluttabile e per superarlo non resta che tornare a ciò che il mito racconta.
Tutto ebbe inizio da un'unione col Dio, la non comprensione del sacro responso, la mancata promessa fatta al divino...


Interamente tratto dal libro Dentro e fuori il labirinto. La grande saga del labirinto fra pietre, arte e giardini
di Francesca Romana Lepore, Idea Libri

Fonte

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