domenica 28 settembre 2008

La Grotta Corbeddu, una mostra a Oliena

La Grotta Corbeddu prende il nome da un leggendario bandito vissuto nella seconda metà dell’Ottocendo che la scelse come rifugio, l’olianese Giovanni Salis Corbeddu.

Oggi la grotta deve la sua fama ai ritrovamenti di interesse archeologico e paleontologico che permettono di offrire un contributo fondamentale per la ricostruzione della storia della Sardegna negli ultimi 40 mila anni. In questo sito, che si trova nella valle di Lanaitto (in territorio di Oliena), possiamo infatti trovare le prime testimonianze di presenza umana nel Paleolitico superiore insieme ad altri reperti che possono essere collocati nel Mesolitico e nel Neolitico antico.


La mostra di Oliena, che si inserisce nel quadro delle Giornate Europee del Patrimonio, sarà inaugurata sabato 27 settembre presso la casa di Padre Solinas alle ore 18. Dopo i saluti del Sindaco Francesco Capelli e dell’Assessore alla Cultura Pier Paolo Mazzella interverrà la dottoressa Fulvia Lo Schiavo, Soprintendente per i Beni Archeologici della Sardegna.


Lo scopo di questa mostra è soprattutto – secondo gli organizzatori – quello di spingere verso una maggiore valorizzazione del sito in un prossimo futuro, anche in previsione di una prossima apertura al pubblico.


Grazie all’apporto determinante dei funzionari della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Sardegna,in particolare delle paleontologhe Caterinella Tuveri e Marisa Arca, il Comune di Oliena metterà a disposizione degli studiosi e del grande pubblico il materiale rinvenuto nelle campagne di scavo effettuate a partire dal 1983 (anno del ritrovamento del primo fossile umano) al 2000 dal professore olandese Paul Yves Sondaar e dalla sua équipe dell’Università di Utrecht. Saranno presentate inoltre foto inedite particolarmente significative inviate per l’occasione dalla ricercatrice olandese Hannie de Visser.


L’interesse degli studiosi intorno alla Grotta Corbeddu risale agli anni Sessanta. È in questo periodo infatti che Mary Dawson, ricercatrice dell’Università di Pittsburg in Pensilvania, analizzò nei dettagli le ossa del Prolagus sardus presente nella grotta.

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