lunedì 8 settembre 2008

"I calcolatori del tempo" di LEONARDO MELIS (recensione)

Un messaggio di fratellanza tra i popoli celtici e quelli del Mediterraneo e non solo, in nome delle feste agropastorali e dei miti comuni.

Aspettando la fine dell'anno, quando verrà pubblicato il terzo volume sui Shardana, Leonardo Melis ci propone questo “I Calcolatori del Tempo”. il volume consta di quattro parti, il filo conduttore delle quali è il Tempo e la sua scansione. La scienza più importante dei vari Druidi, Magi, Sacerdoti e Stregoni era l'Astronomia. Oggi per la misurazione del Tempo disponiamo di strumenti di altissima precisione e tutti si fa riferimento al meridiano di Greenwich, ma anche allora si usavano strumenti altrettanto precisi e simili in tutto il Mondo in maniera sbalorditiva.


I punti cruciali delle annate erano i solstizi e gli equinozi, perciò questi strumenti si rifanno alla stella a otto punte: il calendario azteco, il calendario cinese, la stella a otto punte di Berlino, la pintadera-calendario delle Canarie eccetera. Anche molte pintadere sarde, che si pensava fossero degli speciali timbri per il pane, presentano la caratteristica delle otto punte, tanto da far pensare che fossero anch'esse strumenti per misurare il Tempo.

Di questo parlano i primi due capitoli del libro, e c'è dell'altro, che incuriosirà sicuramente il mondo dell'Archeoastronomia e creerà subbuglio tra il mondo accademico legato alla Soria e all'Archeologia. Tonino Mura, un ricercatore paziente e appassionato, dopo lunghe ricerche e molti appostamenti è giunto alla conclusione che molti nuraghi avevano la funzione di calcolare il Tempo. Infatti in essi compaiono otto feritoie che fin'ora erano considerate dispositivi a scopo difensivo: per poter scagliare i dardi contro i nemici assalitori.

Tonino Mura ha scoperto che al momento dei solstizi e degli equinozi, attraverso queste feritoie i fasci di luce irradiati dal Sole e dalla Luna finiscono in un punto ben preciso della stanza circolare del nuraghe, ed è quindi molto plausibile che queste costruzioni fossero luoghi di culto del Dio Sole e della Luna: dei veri e propri “meridiani di Greenwich” per le popolazioni che agivano nella loro orbita di influenza e le pintadere a stella ottogonale qualcosa di simile agli orologi che oggi portiamo al polso.


Ci è parsa interessante e ve la vogliamo riferire l'osservazione che chiude il capitolo, quando Tonino Mura sottolinea le molte similitudini che accomunano i nuraghi studiati e il sito irlandese di Newgrange specialmente per ciò che concerne gli orientamenti solari, come nella “stanza del Sole” durante il solstizio invernale. Un evento che attira a Newgrange numerosi visitatori, tanto che le autorità del luogo si sono viste costrette a riprodurre il fenomeno con le luci artificiali. Ora, Tonino Mura ha censito otto nuraghi del Tempo e si può pensare verosimilmente che ve ne siano molti altri, che potrebbero diventare un'attrazione interessante per i tanti appassionati di Archeoastronomia.

La parte più corposa del libro è costituita dal terzo capitolo firmato da Federico Melis, un giovane neo laureato appassionato di riti pagani e neo pagani, in particolare di quelli legati al Fuoco e di conseguenza al Dio Sole. A nostro avviso è anche quella più interessante, perché dimostra quanto popoli tanto lontani abbiano una matrice comune, nonostante che la Romanizzazione prima e il Cristianesimo poi, abbiano fatto di tutto per cancellare gli usi e i costumi dei popoli sottomessi e conquistati.

Oggi le feste che scandiscono il trascorrere dei mesi e delle stagioni portano nomi di santi e di festività cristiane, per la Sovrapposizione operata dal Cristianesimo, ma confrontandole con le poche tracce giunte sino a noi delle festività ancestrali, risulta chiaro che si tratta delle stesse. Federico Melis si sofferma a lungo sulle popolazioni celtiche e sulle loro abitudini cosi simili a quelle dei Sardi e di altri popoli del Mediterraneo e non solo, a dimostrare la provenienza da un unico ceppo: quello dei Popoli del Mare, adoratori degli stessi Dei e praticanti di rituali simili.
Le feste, molte legate al Fuoco e quindi al Sole e quelle dedicate ai morti, segnavano le scadenze delle operazioni agricole e anche militari. Si ha modo di notare quanti legami uniscono popoli tanto lontani tra loro. Scoprendo queste antiche feste e studiandole si percorre tutta l'Europa, il Medio Oriente e L'Africa in lungo e in largo. Ecco che questa opera di Federico Melis ci trasporta, dalla sua Sardegna in posti inimmaginabili: in Persia, in Egitto, in Grecia, Castel San Giorgio (Sa) , San Pellegrino Terme (Bg), Gubbio, Nola con i suoi Gigli, la Germania, l'Irlanda eccetera.

Una curiosità che ci ha colpito, fra le tante contenute in questo secondo capitolo è l'origine dell'Albero della Cuccagna, che nasce nella notte dei tempi, quando tra i Celti si celebravano i riti di Beltane, la festa di Primavera e Beltane significa letteralmente: “i fuochi di Bel” e Bel rimanda a Baal il Dio del Sole dei Cananei (pensate dove si va a finire), quando i Druidi accendevano il Fuoco Sacro con sette tipi diversi di legna tra cui spiccava alto il tronco della Sacra Quercia.

Ancora oggi in molti paesi del nord Europa nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio si accendono i fuochi e si danza attorno al “Palo di Maggio” che può ricordare anche l'Albero Cosmico, su cui il Dio Odino passò nove giorni e nove notti prima di conoscere le Rune simboli di potere nella tradizione nordica. Da lì, percorrendo vie che hanno portato ai ceri giganteschi di Gubbio, Sassari eccetera si è giunti al nostro Albero della Cuccagna, che si erge nelle piazze durante le feste di primavera e dispensa i suoi beni, di solito si tratta di derrate alimentari, ai temerari che riescono a raggiungere la sua cima.


Il quarto capitolo porta la firma N.N., perché, ci spiega Leonardo Melis, si tratta di una persona che stima moltissimo e che non intende apparire con il suo nome. Si intitola Religione dei Popoli del Mare. Nella prima parte fa una ricostruzione della Storia dei Miti e non si discosta molto da quanto si conosce già: il culto della Grande Madre (il Matriarcato) ossia la Madre Terra che riceve il seme fecondante del Dio Sole-Toro. Vi si tratta delle prime manifestazioni religiose costituite dal Megalitismo (Dolmen, Menhir, Cromlech, eccetera) Secondo N.N. arrivato dall'Atlantico e spostatosi lentamente verso l'Oriente. Il Nord Europa, quindi patria prima del Megalitismo già seimila anni fa: prima delle piramidi e della civiltà Micenea.

La divinità per eccellenza del popolo Shardana era Sardus. Che i Shardana avevano collegamenti con tutto il bacino del Mediterraneo è provato da una notizia riportata dallo storico Pausania, che ci dice di un simulacro di Sardus portato in dono al santuario di Delfi, mentre l'originale dell'immagine del Dio Sardus era custodito, secondo Tolomeo, nel suo Tempio di Antas. Altri Dei importanti per questo popolo erano quelli legati all'acqua (i numerosi Pozzi Sacri esistenti in Sardegna lo dimostrerebbero), in linea con la loro origine mesopotamica.La seconda parte del capitolo della sovrapposizione dei culti successivi alla religione di questo popolo, vi si fa notare come la maggior parte dei nuraghi e dei luoghi di culto antichi, oggi siano indicati con nomi di santi, ma questo fenomeno è arcinoto in quanto è avvenuto in tutte le regioni cristianizzate. Il libro si chiude, con un omaggio al compianto professor Raffaele Sardella, un elenco di parole della lingua sarda che ricordano, e nella fonetica, e nella scrittura, e nel significato, termini dell'antica lingua sumera.

...come promesso posto la recensione che ho scritto per "I Calcolatori del Tempo". L'ho spedita ad alcuni giornali dell'ISOLA e del continente, ma sarà difficile che la pubblichino, non so come funziona questo fatto delle recensioni...

Giustino Rovata

Fonte

1 commento:

shardanaleo ha detto...

ottima recensione...
Ogni tanto trovare queste cose sul web, mi fa un immenso piacere... MEDA GRATIAS a BOS!
Leonardo Melis