martedì 10 giugno 2008

Le maschere della Sardegna















Sito dell'associazione culturale
"Sos Merdules Bezzos de Otzana"



Il carnevale di Ottana


In numerosi paesi sardi, da Ottana a Mamoiada, da Orotelli a Samugheo, si celebra ogni anno a partire dal 16 gennaio un Carnevale del tutto originale.
Dietro le diverse manifestazioni esiste un comune denominatore, che si può individuare nella matrice agropastorale. Infatti, pur con le loro specificità, nonostante nomi diversi e rituali differenti, i vari "Carnevali" sardi sembrano riproporre sempre l'atavica lotta dell'uomo con la natura, intesa come forza magica con cui l'essere umano deve necessariamente confrontarsi per garantire la sopravvivenza delle comunità.

Mamuthones e Issohadores a Mamoiada, Thurpos a Orotelli, Boes e Merdules a Ottana, Mamutzones e Urtzu a Samugheo sono tante declinazioni di un rituale dalle origini comuni e dal comune intento, quello di allontanare il male e nella fattispecie la carestia dalle proprie comunità.
I Mamuthones si muovono in una sfilata dall'aspetto solenne, che assume le sembianze della processione religiosa e a tratti della danza. In numero di dodici, come i mesi dell'anno, vestiti di pelli ovine e col volto coperto da "sa bisera" (la maschera in legno di pero), camminano in due file parallele con un passo ritmato che fa risuonare la pesante sonagliera di campanacci sulle loro spalle. Gli Issohadores, accanto a loro, con passi e saltelli più agili, danno il ritmo ai Mamuthones e con balzi improvvisi gettano il laccio di vimini ("sa soha") sulla folla che assiste al rituale, catturando prigionieri e prigioniere.

A Orotelli il rituale è differente. La maschera tipica orotellese è quella dei Thurpos (ossia i "ciechi"): essi si aggirano per il paese vestiti con un lungo gabbano di orbace nero che cela con un cappuccio persino il volto annerito di fuliggine; legati in coppia, il Thurpo "massaiu" ed il Thurpo "boe" (contadino e bue), comandati da su Voinarzu. Con balzi misurati e movimenti accorti si aggirano per le vie del paese alla ricerca di un amico o conoscente o persino un estraneo da far "prigioniero", il quale dovrà poi offrire da bere a tutti. Questa cattura evoca rituali antichi legati al mondo dionisiaco che conosciamo dalle fonti letterarie, etnografiche ed iconografiche, cerimoniali di propiziazione che riproducevano la lotta del contadino-bue contro gli elementi della natura.

Evocatore di rituali dionisiaci sembra essere anche il carnevale di Samugheo. Qui "S'Urtzu", tenuto per la vita da "Su Omadore", che ne è il guardiano, durante il rituale ogni tanto cade per terra, mimando la passione anticipatrice della morte dell'animale. I Mamutzones, invece, vestiti di pelli e con una maschera di sughero fornita di corna, sono i seguaci di Dioniso e cercano dunque di raggiungere l'estasi per rendersi uguali al dio stesso, danzando intorno a S'Urtzu. Alcuni di essi, ad ulteriore testimonianza del legame col mondo dionisiaco, tengono in mano un bastone avvolto da pervinca o edera, molto somigliante al tirso bacchico.

I Boes ed i Merdules di Ottana rappresentano invece i buoi ed i contadini loro padroni, in un sunto per immagini dell'antica vita contadina. Durante il periodo di Carnevale le vie di Ottana vengono percorse da gruppi organizzati o spontanei di maschere che scuotono ritmicamente il pesante carico di campanacci legati alla schiena. Il volto è coperto da una maschera in legno di pero selvatico, che riproduce le fattezze di nobili di buoi o di contadini/pastori deformi che avevano lo scopo di distogliere il male dalla comunità.
Altra maschera peculiare del Carnevale di Ottana è "Sa Filonzana", una vecchia gobba che percorre il paese vestita di nero, minacciando di tagliare il filo della vita dell'uomo, che pende dalla sua conocchia.

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